Come Safran Foer – di Marco Amerighi*

Scuole di scrittura  - Holden

Benvenuto! “La Holden è un avamposto prima della follia”. Avrai tutor di cui ti appunterai le frasi. Romanzieri che sul terrazzo ti offriranno una sigaretta e ti metteranno alle corde. “Sai come si scrive un dialogo? E un incipit?” Vediamo. Avrai ventinove colleghi con cui starai gomito a gomito, per due anni. Li adorerai, li vorrai prendere a schiaffi. Seguirai corsi che si chiamano “cestelli”. Non ne capirai mai il motivo. Toccherai. Ascolterai. Guarderai. Costruirai. Scriverai, naturalmente. E ci saranno esami, che credi? Dici che sei laureato, che alle superiori eri il più bravo e li passerai senza problemi? Vediamo. Farai l’alba per mettere a punto un pitch per un documentario su un coro di malati psichici, per montare un corto sulla storia di un calciatore che voleva fare il pescatore, o per scrivere la puntata pilota di una serie tv su una famiglia di politici. Passerai tanto di quel tempo con alcune persone che alla fine ti fingerai malato per restare da solo. Dovrai consegnare racconti e rimanere a osservarli in silenzio, mentre i tuoi docenti e compagni li fanno a pezzi, in meno di tre minuti. Troverai modi per allentare la tensione. Berrai. Mangerai tanto e male. Metterai su una squadra di calcio. Suonerai il basso con un cantautore siciliano. Ti innamorerai. Diventerai un fanatico del ping-pong. “Come Safran Foer!” Litigherai. Molto. Ti divertirai. Moltissimo. Non capirai quasi niente di quello che ti è successo finché un giorno ti diranno che è finita, che sei diplomato, e addirittura ci sarà qualcuno che ti chiederà come è stata l’esperienza e se vuoi scriverne su di un blog che si occupa di scrittura, sul sito di Zanichelli, e dare due dritte a chi non conosce la Holden. “Non sono il più indicato, mi sa. Devo finire di scrivere una cosa entro oggi pomeriggio, che poi ho appuntamento con un collega che ha trovato un bel tavolo all’aperto e mi ha scritto Ho inventato una battuta tagliata che ti farà impazzire. Vediamo, dico. Vediamo.”

 

 

* Marco Amerighi vive a Torino. Lavora per Einaudi e Feltrinelli. Ha
pubblicato reportage e racconti su riviste (RVM, Linus, Viaggi di
Repubblica, Terre di Mezzo) e su antologie. È redattore e autore del blog
www.fabiogeda.it/magnetofono.